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Michael Magnesi batte l’ottimo Giuseppe Carafa per il Tricolore
Per Rosanna Conti Cavini un doppio successo il suo ritorno organizzativo a Cave davanti a un buon pubblico. Il ritrovato entusiasmo con l’immagine di Umberto Cavini sorridente sembra dar forza a un gruppo che tenne in mano nel passato per lungo tempo le sorti della boxe italiana. Vale anche il discorso di aver trovato un jolly che sembra voler scardinare tutte le porte e le eventuali difficoltà. Parliamo di Michael Magnesi (+ 13, 5 per ko), 24 anni, che ieri sera nella cittadina laziale dove risiede ha difeso con successo il titolo dei superpiuma, conquistato contro Invernizio. Lo ha fatto oltrettutto contro un avversario più difficile del previsto e che probabilmente avrà le sue soddisfazioni in avvenire, parliamo di Giuseppe Carafa (+ 10, 2 per ko, – 3), anche lui 24 anni. Lo diciamo da tempo ma il Tricolore sembra essere rivalutato oltre che per i valori anche per lo spettacolo. Ieri sera a Cave di spettacolo ce n’è stato in abbondanza, come d’altronde richiede il pubblico, non solo quello presente, ma anche quello televisivo. Al termine delle 10 riprese il verdetto stilato sembra impietoso leggendo i punteggi (99-90, 98-91, 99-90), ma ha ragione Stefano Buttafuoco, commentatore-intervistatore, quando dice che per certi versi il match è stato molto più equilibrato di quello che gli aridi numeri vorrebbero legittimare. E’ vero che Magnesi ha vinto la maggior parte dei round, ma è anche vero che molte riprese sono state conquistate a fatica contro un avversario che si è dato per vinto solo nell’ultimo round quando ha evitato gli attacchi del neo campione, consapevole di aver dato il massimo e di voler finire in piedi per ricevere i meritati applausi. Per Michael, parente dell’ex campione europeo Davide Ciarlante, è iniziata la scalata dove la seconda tappa sarà la sfida per l’Unione Europea. L’incontro di ieri sera sembrava avviato ad un’immediata conclusione quando nel round iniziale un gancio destro sorprendeva il pur attento Carafa, facendolo sbandare. Ma era solo un campanello d’allarme per il pugliese allenato da Schifani, che nel round successivo era costretto a mettere un ginocchio a terra per un gancio destro ravvicinato all’angolo. Nel III e IV round Carafa coordinava i suoi movimenti tenendosi a debita distanza e accettando in alcune occasioni anche lo scambio serrato. L’aggressività e la potenza di Magnesi sono una spada di Damocle per Carafa, che viene richiamato dall’ arbitro per trattenute nel V round. Il pugile di Palestrina aumenta la sua progressione e Carafa ha il suo bel da fare per smorzare una possibile tempesta. All’VIII round il pugliese cerca di dare una svolta al match prendendo l’iniziativa, ma Magnesi, seguito con molta attenzione da Gianluca Branco, non è solo un fighter, ma da pugile completo evita gli attacchi dell’avversario con abilità quando è stretto alle corde. Gli scambi si susseguono nel IX round per continuare il match con la resa di Carafa solo nel finale.
L’apertura della serata vede di fronte i superwelter Stefano Castellucci, con all’angolo Tucciarone e De Clemente, e Luigi Mantegna (+ 2, – 72, = 2) in versione commendatore con l’aumento di peso. Match apparentemente scontato, ma non a senso unico per un paio di sfuriate dell’allievo di Barrale, che tengono alta l’attenzione di un Castellucci perplesso, che si sta preparando per la sfida tricolore con Lezzi. Dopo questo match ecco due sfide per i quarti della Cintura WBC-FPI, che sta riscuotendo un buon successo. Il primo match vedeva di fronte i piuma Jonathan Sannino (+ 9, = 1) e Vincenzo Eroe (- 2, = 2). Quest’ultimo, nativo di Avola, è l’unico a poter vantare di aver fatto fare a Mauro Forte un mezzo passofalso, ma dopo quel match il buio fino al rientro di ieri sera dopo quasi due anni e mezzo di lontananza. Per di più il siciliano se la doveva vedere con uno dei pugili più interessanti delle ultime leve, Jonathan Sannino, pupillo di Lenny Bottai. Il match tra i due perdeva d’ incertezza già dal secondo round quando Eroe veniva contato dopo essere stato pescato dal gancio destro. Un colpo che per certi versi segnava il match come si vedeva nel IV round con altri due conteggi che consigliavano l’arbitro Ramacciotti a fermare il match. Era poi la volta dei massimi con sfida tra Ivan D’Adamo e Andrea “Thunder” Pesce, originariamente un peso welter che ora combatte tra i colossi. Una differenza visiva che non prometteva nulla di buono per il romano allenato da Filippo. Sul ring poi le difficoltà aumentavano a vista d’occhio anche perchè D’Adamo, non solo molto più attrezzato fisicamente, appariva più veloce e sapiente nell’utilizzare un allungo smisurato, ma concedeva oltrettutto poche possibilità ad accorciare la distanza e quindi per Pesce il match poteva dirsi senza storia. Nel IV round il ciociaro infittiva i suoi colpi e nel V Filippo visto che il suo pugile non reagiva gettava la spugna.
Servizio fotografico di Renata Romagnoli